Abbiamo appreso – ovvero letto – alcune considerazioni del Presidente della Pallacanestro Novellara, Daniele Mariani Cerati, relativi alla 1° partita stagionale del campionato di C Silver, andata in scena domenica 2 ottobre nel comune reggiano.
Tralasciando che certe cose sono di dubbio gusto, ovvero affidare alla rete uno sfogo legittimo, ma che prende in causa altre società (e quindi dirigenti, staff, giocatori e pubblico), vorremmo puntualizzare su alcuni (anzi: tutti) fatti che vengono descritti con fantasiose espressioni dall’autore dell’articolo.
In questa nota, innanzitutto, si parla del contorno e non di pallacanestro, declassando il match ad una débacle novellarese per il semplice fatto che – cito testualmente – “i due giovani arbitri sono stati condizionati dal clima surriscaldato del PalaMalagoli”, concentrando l’attenzione su Molinella e i propri supporters, i Baraonda Boys.
Nella nota viene omesso un passaggio piuttosto importante: la partita inizia, ma ancora prima che scatti il cronometro viene comminato un fallo tecnico alla squadra di casa, con conseguente tiro libero, rigorosamente a tempo fermo.
Questo pezzo (un blackout?) non viene riportato nel puntuale post di Mariani Cerati, e capiamo anche il perchè: un proprio dirigente tesserato (più precisamente il medico sociale), al momento della palladue si è alzato dal proprio posto a fianco delle panchine, dirigendosi minaccioso fin sotto al settore dove stavano i tifosi molinellesi.
Venivano quindi avanzate pretese che i tamburi e i cori cessassero, passando pure alle minacce fisiche (“Li mando all’ospedale, se non smettono”). Da qui – e quindi dalla condotta antisportiva di un tesserato dei padroni di casa – il clima si è surriscaldato, fino a che le squadre non si sono affrontate sul terreno di gioco: la partenza bruciante di Molinella ha sorpreso i padroni di casa, che non sono più riusciti a ricucire lo strappo creato dagli atleti ospiti.
E ci pare tendenzioso voler ricondurre i fatti esterni al campo a quelli più specificamente di gioco: infatti la gara, seppur dura e intensa, non è mai andata fuori dai binari (a parte la giusta espulsione di Folloni, per una gomitata a palla lontana), anche grazie all’ottima conduzione della coppia arbitrale.
Se poi vogliamo per forza volgere lo sguardo a quello che succedeva sugli spalti – con i Baraonda Boys che non coglievano le provocazioni, mentre dalle fila di casa arrivavano epiteti e commenti abbastanza volgari e offensivi – va annotato che sono stati proprio i dirigenti del Molinella, insieme ad alcuni ragazzi di Novellara che hanno davvero dimostrato intelligenza, ad attivarsi per riportare la calma fra il tesserato e i tifosi, che comunque non hanno mai offeso nessuno: al massimo qualche sfottò, fisiologico e legittimo in una situazione del genere, anche perchè va aggiunto che nel completo silenzio si gioca a tennis, non a pallacanestro.
Forse serviva una scusa, un capro espiatorio ben preciso che togliesse Novellara dai riflettori di casa propria, tanto che la condotta del tifo reggiano (anch’esso multato per offese collettive frequenti nei confronti degli arbitri) pareva composto ben diversamente: invece delle tanto decantate famiglie indignate, lo spettacolo disarmante non sono certo stati i tifosi ospiti – che da due anni, per inciso, girano l’Emilia-Romagna mossi dalla passione per il gioco e la vicinanza ai giocatori, costantemente accompagnati dai dirigenti molinellesi, e che in occasione della trasferta reggiana hanno tifato goliardicamente, rumorosamente e con energia, ma senza mai offendere nessuno – ma l’atteggiamento intimidatorio del pubblico nei confronti di qualsiasi decisione avversa dei due – ottimi – fischietti.
L’intervento delle forze dell’ordine, inoltre, è servito più a calmare l’esagitato medico novellarese che i ragazzi molinellesi, indispettiti dall’accoglienza loro rivolta.
E le altre autorità sportive (arbitri e udc), a più riprese hanno sostenuto come l’utilizzo di tamburi non fosse vietato all’interno di un palazzetto, senza quindi inficiare in alcun modo al regolare svolgimento della partita.
Sembra quasi non si voglia parlare del risultato in campo, o quasi farlo passare in secondo piano.
A noi non interessa, poichè crediamo sia il tabellone alla fine a giudicare il valore (più o meno bugiardo) delle squadre in campo: abbiamo perso, perderemo e continueremo a perdere tante volte, senza che mai ci sentirete accusare qualcun altro se non di fronte a evidenti, reali e incontestabili motivi.
Una piccola postilla su (ri-cito) “rumore, tamburi, urla, atteggiamenti sfottenti e provocatori”: nel 90% dei palazzetti di basket, è presente un tifo più o meno organizzato, più o meno corretto, più o meno divertente.
Ma esiste, e bisogna che tutti se ne facciano una ragione, altrimenti nessuno li obbliga a continuare ad assistere ad uno sport che, per merito di queste persone, perderebbe costantemente appeal, interesse ed energie, per un moralismo di facciata e in rari casi severamente auto-imposto, ma poco praticato.
Noi, qui nella bassa, di giudizi sugli altri tendiamo a non darne, a meno che non ci si prenda direttamente in causa.
Via assicuriamo che di esami – di coscienza, del sangue e dell’università – ne abbiamo fatti parecchi, sbagliando molte volte, ma sempre nell’umiltà di ammettere quando qualcosa andasse cambiato, o radicalmente stoppato.
Di esami, cari amici novellaresi, continueremo a farne, permettendo al campo e alla nostra realtà sostenuta dalla pura passione per la pallacanestro, di parlare per noi.